Che cos’è e cosa si propone Il Denver Model è un modello di presa in carico per bambini con disturbi dello spettro autistico in età prescolare, promosso dagli inizi degli anni Ottanta da Sally Rogers e coll. all’interno dei programmi per le Disabilità dello sviluppo dell’Università del Colorado Health Sciences Center (UCHSC). Le convinzioni che stanno alla base del Denver Model sono:- le famiglie devono essere a capo del trattamento dei loro bambini, dal momento che ogni bambino con autismo e la sua famiglia sono unici, gli obiettivi, gli interventi e gli approcci devono essere individualizzati; - i bambini con autismo possono apprendere con successo; - dal momento che l’autismo è in sostanza un disturbo sociale, il trattamento deve focalizzarsi sulla disabilità sociale; - i bambini sono membri della famiglia e della comunità ed è necessario che abbiano un ruolo nella famiglia e nelle attività della comunità; - i bambini con autismo hanno una mente, opinioni, preferenze, scelte, e sentimenti; hanno diritto alla espressione di sé e ad un certo controllo del proprio mondo - l’autismo è un disturbo complesso che colpisce praticamente tutte le aree del funzionamento dell’individuo; è necessaria una collaborazione interdisciplinare professionale per affrontare le varie sfide che l’autismo presenta; - i bambini con autismo sono in grado di diventare comunicatori intenzionali e simbolici, e la maggior parte di loro è in grado di sviluppare un linguaggio comunicativo utile se vengono attuati interventi appropriati e di sufficiente intensità durante gli anni prescolari; - diversi approcci di intervento per bambini con autismo hanno dimostrato la loro efficacia usando varie metodologie istruttive; un approccio di trattamento globale e integrato deve essere in grado di estrapolare da tutte le esperienze disponibili sul campo; - il gioco è uno dei mezzi più potenti di apprendimento cognitivo e sociale a disposizione del bambino; - interventi efficaci per bambini con autismo richiedono che molte delle ore di veglia vengano impiegate in attività orientate alla socializzazione. E’ necessario fornire più di 20 ore a settimana di interventi strutturati per ottenere dei progressi ottimali.
Su cosa si basa
Si tratta di un modello basato sull’"approccio evolutivo" in cui l’intervento è centrato sul bambino per favorire la sua iniziativa, la sua motivazione e la sua partecipazione. La conoscenza di base o concettualizzazione dell’autismo, nucleo del Denver Model, deriva da un modello evolutivo dell’autismo proposto da Rogers e Pennington (1991) ed elaborato successivamente da Rogers, Benedetto, McEvoy e Pennington (1996) e Rogers (1999), che considera un ipotetico deficit nell’abilità imitativa dovuto ad un sottostante disturbo prassico o della capacità di programmare le sequenze di movimento che impedirebbe il precoce stabilirsi della sincronia e della coordinazione a livello del corpo così da dare inizio alle difficoltà progressive nell’area dell’intersoggettività. Da questa concettualizzazione di autismo precoce derivano i cardini del trattamento: a) inserimento del bambino in relazioni sociali coordinate e interattive per la maggior parte delle ore di veglia, in modo da poter stabilire sia l’imitazione che una comunicazione simbolica e interpersonale (non verbale, affettiva, pragmatica), e così che può avvenire la trasmissione di conoscenze ed esperienze sociali. b) insegnamento intensivo per "colmare" i deficit di apprendimento che derivano dalla passata incapacità di accedere al mondo della socializzazione, dovuta agli effetti dell’autismo. I mezzi principali per raggiungere questi due obiettivi terapeutici comprendono l’insegnamento dell’imitazione, lo sviluppo della consapevolezza delle interazioni sociali e della reciprocità, l’insegnamento del potere della comunicazione, l’insegnamento di un sistema di comunicazione simbolica; il cercare di rendere il mondo delle interazioni sociali comprensibile come quello degli oggetti per portare il bambino nel ricco ambiente degli scambi sociali. L’intervento deve avvenire in ambienti strutturati che forniscano una sorta di regolazione esterna; vengono utilizzate strategie di educazione strutturata di tipo cognitivo-comportamentale.
Come viene applicato Nel modello "community based" promosso dalla fine degli anni Novanta (precedentemente si trattava di un modello "center based", cioè i bambini frequentavano il Centro), i setting di trattamento sono tre: 1) la scuola dell’infanzia con il gruppo dei pari; 2) l’intervento individuale; 3) le routine naturali in famiglia.
Chi lo pratica, in quali contesti Il team di trattamento è costituito da un terapista referente che coordina il team con la famiglia e lo staff della scuola, ognuno dei quali lavora con obiettivi condivisi nei setting specifici (famiglia, scuola, Centro). Visto che il curriculo di ogni bambino è individualizzato e basato sulle sue capacità e necessità di sviluppo attuali, è fondamentale un’attenta valutazione dello sviluppo; la valutazione è attuata in due modi: valutazione annuale o biennale standardizzata (valutazione della comunicazione; valutazione psicologica; valutazione motoria; valutazione educativa), e valutazione trimestrale del curriculo per determinare il progresso in base agli obiettivi (attraverso la Denver Model Curriculum di Osaki et al., 1997).
Chi lo ha elaborato, in quale anno, in quale paese, in quale ambito Il Denver Model è un modello di presa in carico per bambini con disturbi dello spettro autistico in età prescolare, promosso dagli inizi degli anni Ottanta da Sally Rogers e coll. all’interno dei programmi per le Disabilità dello sviluppo dell’Università del Colorado Health Sciences Center (UCHSC). In particolare nel 1981 grazie ad un finanziamento federale quadriennale è stato fondato e realizzato il progetto, poi dal 1986 al 1998 il programma propose due tipi di servizi: 1) il "center based" costituito da un servizio prescolastico di 4-5 ore giornaliere con terapie individuali e di gruppo, per 12-18 bambini; 2) un servizio di diagnosi e valutazione educativa per un gruppo più cospicuo di bambini. In seguito nel 1994 si iniziarono a proporre consultazioni nei distretti scolastici locali e dal 1998 si passò dal modello "center based" al "community based", cioè all’intervento intensivo ma con frequenza presso la scuola dell’infanzia locale. Il Denver Model ha sempre avuto una base universitaria per la ricerca da cui lo stimolo al continuo sviluppo del modello attraverso l’integrazione di nuovi approcci, nella convinzione di proporre la maggior possibilità di servizi efficaci per ogni bambino e per la sua famiglia, basandosi sulle conoscenze più recenti e validate.
A chi è stato rivolto Bambini con disturbi dello spettro autistico in età prescolare e le loro famiglie.
Per quale fascia d’età Età prescolare.
A quali tipi di patologie è stato allargato E’ stato proposto a bambini con altre patologie (disturbi comportamentali e/o evolutivi ma senza sintomi di autismo) in uno studio per valutare gli effetti del Denver Model (Rogers e DiLalla, 1991).
Valutazione di effetti in diversi contesti Studio per valutare gli effetti del Denver model in quattro servizi diversi (comunità rurali e urbane) (Rogers, Lewis e Reis, 1987).
Ripercussioni in ambito familiare, scolastico o altro Il modello prevede un intervento diretto, nonché una condivisione degli obiettivi di lavoro, in tutti gli ambienti di vita del bambino.
Rogers S.J., Hall T., Osaky D., Reaven J. & Herbison J. (2001), The Denver Model: A Comprehensive, Integrated Educational Approach to Young Children with Autism and Their Families. In Handleman J.S. & Harris, S.L. (edited by), Preschool Education Program for Children with Autism, second edition, pro-ed, Austin, Texas. Rogers S.J., Hall T., Osaky D., Dispense Corso Reggio Emilia, 15-19 Aprile 2002.