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COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA (C.A.A.)
Sintesi a cura del Gruppo di Redazione




Scarica la griglia integrale integrale a cura di
Giovanni Fronticelli,
logopedista esperto in CAA, Asl Modena

 

Sintesi dalle Linee Guida

 

  Bibliografia CAA

 

 

 

Che cos’è e cosa si propone
Comunicazione Aumentativa e Alternativa (normalmente abbreviato in C.A.A.) è il termine usato per descrivere tutte le modalità di comunicazione che  possono aiutare a comunicare meglio le persone che hanno difficoltà a utilizzare i più comuni canali comunicativi, soprattutto il linguaggio e la scrittura.
Si definisce alternativa perché utilizza modalità di comunicazione alternative e diverse da quelle  tradizionali.
Si definisce aumentativa perché non sostituisce ma incrementa le possibilità comunicative naturali della persona. 
Non si identifica con un "metodo", ma si tratta di un insieme di tecniche, strategie e tecnologie rivolte alla persona che non parla, ai suoi interlocutori e al suo ambiente di vita.
L’obiettivo prioritario è facilitare nella comunicazione le persone che non parlano o che parlano in modo incomprensibile al fine di una migliore partecipazione ai contesti di vita e di relazione.

 

Su cosa si basa
All’interno della CAA esistono molti e diversi approcci tecnici derivati da esperienze cliniche, scientifiche e  culturali a confronto fra loro. L’esperto in CAA ha la responsabilità tecnica di scegliere e applicare l’approccio più corretto ed efficace per i bisogni e le caratteristiche del singolo soggetto non parlante (età, patologia di base, capacità comunicative residue, capacità visive, etc.)
In conformità a tali bisogni vengono adottate o suggerite soluzioni che la persona adotta nella sua vita quotidiana.

 

Come viene applicato
Non  esiste un unico protocollo, in quanto l’azione che viene intrapresa dipende dalla patologia di base della persona, dalla sua età e dai suoi bisogni comunicativi. Di norma non esiste scissione fra apprendimento e uso funzionale, in quanto le soluzioni dovrebbero essere apprese in situazioni di comunicazione reale direttamente tramite il loro uso.

 

Chi lo pratica, in quali contesti
La consulenza in CAA all’estero è patrimonio dei logopedisti. In Italia viene esercitata da riabilitatori (medici, fisioterapisti, logopedisti, etc..) che si sono formati sulla materia.
Tuttavia, la CAA deve essere potenzialmente utilizzata nell’interazione con le persone non parlanti da chiunque entri in relazione con loro. E’ consueto che fra gli interlocutori qualcuno sia maggiormente esperto o capace e svolga un ruolo particolare definito di ?facilitatore?.

 

Chi lo ha elaborato, in quale anno, in quale paese, in quale ambito
La Comunicazione Aumentativa Alternativa nasce ufficialmente negli USA nel 1983 con la creazione dell’ISAAC (International Society for Augmentative Alternative Communication). In ISAAC convergono tutti i ricercatori universitari e i clinici che si occupano della riabilitazione di persone non parlanti provenienti soprattutto dagli USA, dal Canada e dall’Europa Scandinava. In particolare convergono in ISAAC alcuni filoni di ricerca e clinici relativi alla sperimentazione di tecnologie avanzate, alla comunicazione gestuale, alla comunicazione tramite simboli pittografici e ideografici.
 
A chi è stato rivolto
Fin dall’inizio la CAA si è posto l’obiettivo di favorire  la comunicazione in tutte le situazioni cliniche in cui l’uso della verbalità risultava impossibile o inefficiente.
Inizialmente negli Usa le esperienze più significative sono state compiute nel campo delle Paralisi Cerebrali Infantili e con adulti cui era occorso qualche danno ischemico cerebrale; nel dopoguerra la ricerca si è concentrata sull’uso di queste tecniche per le persone Down.
In Italia inizialmente l’applicazione prevalente e affermata è stata coi bambini con Paralisi Cerebrale Infantile.

 

Per quale fascia d’età
Non esiste un vincolo legato all’età, ma in Italia la CAA viene impiegata prevalentemente in età evolutiva, mentre nei paesi di più lunga tradizione viene impiegata anche con adulti e anziani.

 

A quali tipi di patologie è stato allargato
Attualmente in tutto il mondo viene utilizzata in una varietà di situazioni. Solo a titolo esemplificativo: in case di riposo per anziani con difficoltà della parola e della comunicazione, in ospedale per impedimenti momentanei in seguito a interventi chirurgici, con bambini anartrici affetto da paralisi cerebrale infantile, con  bambini Down, con adulti affetti da SLA, etc..
In Italia negli ultimi anni la CAA viene utilizzata anche nella riabilitazione degli adulti, in bambini con sindrome di Angelmann e altre sindromi genetiche, in bambini con gravi disprassie verbali, per alcuni bambini affetti da Disturbi Pervasivi dello Sviluppo ( vedi in particolare capitolo PECS)

 

Ripercussioni in ambito familiare, scolastico o altro
Si richiede grande collaborazione da parte degli ambienti di vita.

 

Costi
Sono molto variabili.



Critiche
Data la natura della CAA che non è un metodo, ma un insieme di tecniche, occorrerebbe sviluppare un discorso critico in modo separato nei confronti di ogni singola tecnica.

 

Sintesi dalle Linee Guida ISS, Istituto Superiore Sanità, ottobre 2011 (a cura della redazione)

Tra gli interventi per il supporto alla comunicazione vi sono vari interventi di Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) sottoposti a sperimentazione. La maggioranza degli studi riporta una certa efficacia nella produzione del linguaggio tra coloro che ricevono l’intervento con CAA, tuttavia tale efficacia è di modesta entità; non si rileva un conseguente declino del linguaggio parlato a seguito di tale intervento sulla comunicazione.
Vengono riportate prove di efficacia a favore del training al linguaggio con i segni nel produrre benefici sulla comunicazione: in particolare sulle competenze nell’articolazione, sul linguaggio orale, sulla comunicazione non verbale e sulla capacità del bambino di iniziare una comunicazione verbale.
Per ciò che riguarda  il Picture Exchange Communication System (PECS), emergono prove a favore di un miglioramento del  livello di interazioni comunicative tra il bambino e l’adulto.

Dal testo:  "In conclusione, secondo le raccomandazioni delle Linee Guida ISS  è indicato l’utilizzo di interventi a supporto della comunicazione nei soggetti con disturbi dello spettro autistico. È importante ricordare che  le prove scientifiche a favore dell’efficacia di tali  interventi derivano da un numero limitato di ricerche, pertanto i dati disponibili consentono di avanzare solo delle ipotesi, che studi futuri dovranno ulteriormente approfondire." (Linea Guida ISS, pag. 36)


 

Bibliografia CAA

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Cumley G.D., Swanson S. (1999), Augmentative and alternative communication options for  children with developmental apraxia of speech: Three case studies, "Augmentative and Alternative Communication",15, pp.110-125.
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Reichle J., Beulkeman D.R., Light J.C. (2002), Exemplary practices for beginning communicators.
  Implications for AAC, Baltimore, Paul H Brookes.
Sarti P.(2002), Le prime facilitazioni al bambino con difficoltà di comunicazione, Auxilia.
Scascighini G. (a cura di) (1997), Comunicazione Alternativa e Aumentativa esperienze in regioni di lingua italiana, Lucerna, edition SZH/SPC.
Schlosser R.W., Brown U. (1994), Efficacy of AAC interventions: methodologic issues in evaluating behavior change, generalization and effects, Augmentative and Alternative Communication, 10, pp. 207-223.
Schlosser R. W. (2003), The efficacy of augmentative and alternative communication: Toward  evidence based  practice, New York, Academic Press.
Warrick A. (2003),  Comunicare senza parlare, Edizioni Omega.

 

 



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