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PSICOMOTRICITÀ

Sintesi a cura del gruppo di Redazione

 

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A cura della Dott.ssa Cristina Rozzi,
Neuropsicomotricista, Terapista della Riabilitazione, Psicomotricista.
Libera professionista, collabora con l’Associazione Antoniano-Insieme e altri Professionisti di Bologna.

 

 

 

 

 

Che cos’è e cosa si propone
La psicomotricità è una PRATICA EDUCATIVA E DI AIUTO ATTRAVERSO LA RELAZIONE che usa il corpo e il gioco come strumenti privilegiati e, partendo dal gioco spontaneo e dall'espressività del bambino dentro al gioco spontaneo, aiuta a costruire percorsi di gioco dove egli può vivere in prima persona e sperimentare concretamente le azioni e il loro risultato, le relazioni con l'altro adulto o bambino, le differenti modalità comunicative.
Esistono molte correnti di pensiero psicomotorio, anche molto differenti fra loro. In queste righe si fa riferimento in particolare alla PRATICA PSICOMOTORIA di B. AUCOUTURIER, per la quale la relazione di aiuto psicomotorio (sia educativo/preventivo che terapeutico) si propone come obiettivi il favorire la Comunicazione, la Creazione e la Decentrazione del bambino, aiutandolo a crescere più armoniosamente nelle tre direzioni motoria, affettiva e cognitiva.
Gli obiettivi generali dell’intervento psicomotorio dovranno partire da un’OSSERVAZIONE DEL BAMBINO e saranno poi selezionati e modificati ad hoc in base all’età, alla situazione cognitiva e alle necessità emergenti di "QUEL" particolare bambino.

Su cosa si basa
Si basa appunto sulla considerazione della persona in modo "globale", cioè come integrazione fra motricità (volontaria e involontaria) e attività psichica (affettiva e cognitiva).
La psicomotricità propone quindi un APPROCCIO GLOBALE basato sul presupposto che il bambino sia un’unità di mente e corpo, e che la crescita armonica avvenga solo tramite l’integrazione e l’armonizzazione delle diverse competenze. La motricità, l'affettività, la sensorialità, lo sviluppo intellettivo, tutte queste cose si uniscono a formare il bambino tutto intero, quel bambino a cui l'attività psicomotoria si rivolge.
L'espressività psicomotoria di ogni bambino, somma di tutte le sue possibili espressioni, è unica e originale, come unico e originale dovrà essere il percorso di intervento per ognuno.

Come viene applicato
Lo psicomotricista utilizza  nell'intervento MODALITÀ DI COMUNICAZIONE VERBALI MA SOPRATTUTTO NON VERBALI. Si tratta di tecniche a mediazione corporea che favoriscono il processo di integrazione fra i diversi piani espressivi e conoscitivi che stanno alla base della costruzione dell'identità.
Le sedute si svolgono all’interno di un setting ben definito, all’interno del quale il gioco si può svolgere in un’area di sicurezza fisica e affettiva, creando la possibilità di un cambiamento nel bambino.
Nella seduta di pratica psicomotoria, in un setting predeterminato formato di TEMPI, SPAZI, REGOLE che lo psicomotricista di volta in volta costruisce secondo il percorso del singolo bambino o del gruppo, vengono svolte attività di gioco nei diversi spazi, alcuni dei quali sono costantemente allestiti e vengono di volta in volta modificati secondo le attività che vi vengono svolte, mentre altri sono transitori e vengono proposti dallo psicomotricista a seconda dello svolgimento della seduta.

Chi lo pratica, in quali contesti
E’ praticato da PSICOMOTRICISTI e TERAPISTI DELLA NEURO E PSICOMOTRICITÀ DELL’ETÀ EVOLUTIVA.

Chi lo ha elaborato, in quale anno, in quale paese, in quale ambito
La psicomotricità è nata ai primi del novecento, dove questo termine compare per la prima volta negli scritti di Duprè.
Il concetto di psicomotricità si è poi sviluppato ulteriormente negli anni che vanno dal secondo dopoguerra agli anni 70, in Francia.
Dagli anni 70 ad oggi si sono poi create differenti scuole di pensiero ad opera di autori quali ANDRÈ LAPIERRE, BERNARD AUCOUTURIER, PIERRE VAYER, JEAN LE BOULCH, BERGES che hanno dato vita a differenti approcci di trattamento.
In Italia la psicomotricità ha cominciato a diffondersi lentamente dagli anni 70, inizialmente soprattutto ad opera di istituti privati, e a tutt’oggi è riconosciuta la sua efficacia in ambito sia educativo che terapeutico.

A chi è stato rivolto
La psicomotricità è divisa in AMBITO EDUCATIVO E PREVENTIVO e in AMBITO TERAPEUTICO.
Nel primo caso, è proposta a tutti i bambini, mentre nel secondo si occupa ritardi e sindromi psico e neuromotorie, disturbi del comportamento e della comunicazione, difficoltà d’apprendimento legate a danni neuromotori e/o disturbi dell’area cognitiva e/o affettivo-relazionale.

Per quale fascia d’età
Come educazione psicomotoria si rivolge a bambini fra i 2 e i 6/8 anni di età, come terapia psicomotoria a BAMBINI E RAGAZZI IN ETÀ EVOLUTIVA.
Alcune scuole propongono interventi anche per adulti e anziani.

Ripercussioni in ambito familiare, scolastico o altro
Come peraltro con tutti i bambini con difficoltà, anche in questo caso le differenti proposte hanno valore solo e unicamente quando riescono ad essere VISSUTE INTEGRATE IN UN CONTESTO di équipe di lavoro e di famiglia.
La sinergia di intervento è importantissima perché qualsiasi cambiamento che possa prodursi nel bambino legato alla terapia psicomotoria (o peraltro a qualsivoglia tipo di intervento si stia effettuando) riesca ad essere significativo.
Questo implica un lavoro di STRETTA COLLABORAZIONE FRA L’AMBIENTE SCOLASTICO, LA TERAPIA E LA FAMIGLIA, unico modo per sostenere le nuove abilità del bambino e riuscire a concretizzarle nella vita di tutti i giorni.

Costi
In genere sono proposte 2 sedute settimanali i cui COSTI, variabili da regione a regione, sono comunque ABBASTANZA CONTENUTI. Per una valutazione più precisa dei costi, è importante ricordare che la terapia può avere durata di alcuni anni.


BIBLIOGRAFIA PSICOMOTRICITÀ

Aucouturier B., Darrault I., Empinet J.L. (1986), La pratica psicomotoria - rieducazione e terapia,
Roma, Armando.

Berti E., Comunello F., Nicolodi G. (1988), Il labirinto e le tracce, Milano, Giuffrè.

Berti E., Comunello F. (1995), La costruzione di senso, Milano, Masson.

Borgogno E.T. (1992), Dall’osservazione al progetto terapeutico, Torino, Omega.

Coste J.(1981), La psicomotricità, La Nuova Italia.

Russo R.C. (1997), Il gioco delle parti. La terapia psicomotoria nelle patologie relazionali, Bologna, Ed. CSIFRA.

Wille A.M. (1994), Il bambino di poche parole - Terapia psicomotoria e autismo, Roma, Marrapese.




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Redazione a cura di Clara Turchi